
Nell'ambito pubblicitario può capitare spesso di imbattersi in contenuti che fanno dire a noi o a nostri amici: 'Quello che accade a quel personaggio, succede anche a me!'. Se il creativo dietro a quella réclame lo venisse a sapere, ne sarebbe orgoglioso. L'obiettivo di molte campagne è infatti quello di creare personaggi fittizi con caratteristiche demografiche, personali e caratteriali nelle quali ci rispecchiamo, ci identifichiamo, ci ritroviamo. Individui in azione in un contesto che ci è familiare. E alle prese con problemi, sfide o grattacapi simili ai nostri. Un metodo utilizzato spesso nel marketing è quello delle o . E noi, innamorati di training e formazione online, non potremmo forse trovare degli spunti interessanti nell'adottare un approccio simile per descrivere meglio l'audience dei nostri corsi? Certamente! Se vogliamo porre il discente al centro del nostro progetto formativo di sviluppo di contenuti, creare una descrizione dettagliata - sebbene fittizia - di un futuro studente è un metodo utile, valido e pure divertente di immaginare contenuti e storyboard.
buyer persona
audience persona

Da dove cominciare Innanzitutto collezionare dati. Per far ciò, aiuta parlare con chi i nostri studenti li conosce bene: supervisor, docenti, trainer e gli stessi SME. La cosa migliore rimane comunque parlare direttamente ad un campione di futuri fruitori del corso. In entrambi i casi, è fondamentale preparare domande pertinenti e azzeccate: concise e allo stesso tempo generali. Le domande non devono riguardare i contenuti del corso, piuttosto darci un'idea del tipo di utenti con cui abbiamo a che fare. Qui entra in gioco la nostra curiosità e immaginazione. Quali sono i loro obiettivi? Come è la loro giornata tipo? Come sono abituati ad imparare? Quali sono le cose che più gli stanno a cuore? Quali sono invece le cose per loro più frustranti? Il passaggio successivo è quello di trovare un , una o più risposte ricorrenti o parole chiave, che aiutino a sgranare tutte le informazioni ed ad indicarci in che direzione muovere la nostra immaginazione e cominciare a collegare i punti sulla nostra canvas. In questa fase è importante limitare il numero di supposizioni e di farsi guidare dai dati. La fase seguente è quella in cui si passa allo sviluppo creativo della persona. Da dove viene? Quale è la sua storia personale? Dal punto di vista demografico e sociale che tipo di individuo è? La descrizione dovrebbe contenere: Nome; età; background personale, professionale ed educativo; desideri; preferenze nei modi di apprendimento, comunicazione; sfide che la persona affronta, paure legate al percorso educativo o in genere al contesto di apprendimento in cui opera. Il risultato è la creazione di una descrizione coerente di personaggio-studente le cui caratteristiche si intrecciano in modo realistico con quanto collezionato in precedenza. In aggiunta si può anche definire perché la persona dovrebbe seguire il corso che andremo a preparare. O detto altrimenti: come possiamo creare contenuti che la aiutino a vincere le sfide e superare le paure che ha? Mi ha sempre aiutato dare un nome ed un viso ad una nuova learning persona fin da subito. In modo da fornire anche agli altri membri del team un termine di riferimento chiaro (spesso infatti si lavora su più di una persona alla volta). Vedrete che questo passaggio aiuta anche a - come dire - passare da una descrizione in 2D ad una in 3D, a tutto tondo. Un ulteriore consiglio che mi sento di dare è quello di definire parole chiave, se non addirittura delle brevi espressioni - a motto if you will - da associare ad ogni persona. Un'associazione diretta con il nostro personaggio in corso di creazione libera la nostra immaginazione e attiva collegamenti spesso inaspettati. La fase più complessa, a mio avviso, è quella successiva. Qui la nostra nuova persona, il nostro personaggio fittizio, sarà dotato di un profilo preciso e chiaro. Preciso perché risultato di un lavoro di sintesi della fase precedente. Chiaro poiché gli aspetti non fondamentali dovranno essere tralasciati, o lasciati a margine, per fare in modo che l'instructional designer non sia sommerso di informazioni. Da questo momento in poi, possiamo dedicarci alla creazione dei contenuti perché abbiamo compreso il contesto di apprendimento da un lato, e i tipi di audience dall'altro. Concentrarsi sul nostro audience ci aiuta a creare contenuti o , che dir si voglia. Il metodo serve anche a focalizzare l'attenzione sulle dinamiche di apprendimento all'interno del nostro gruppo di studenti, aspetto spesso trascurato. Ci aiuta inoltre a scoprire nuovi angoli e punti di vista da usare in prima persona - o con il nostro team - nello sviluppo dei contenuti. Infine, permette di creare strumenti di lavoro di facile condivisione con tutti gli stakeholder in modo quasi intuitivo. Creare learning persona è per definizione un lavoro di squadra. Se conosciamo bene i nostri studenti, possiamo tralasciare la creazione di learning persona, per dedicarci ai contenuti. Creare una learning persona non è per forza necessario, anzi può essere superfluo a volte. Inoltre, all'inizio potrà sembrare difficile arrivare ad un'idea condivisa dell'output di ogni fase, soprattutto se si tratta della prima volta. Potrà sembrare un processo che richiede tempi lunghi e risultati poco tangibili. Come ultima considerazione vorrei aggiungere che creare non è di per sé la soluzione per lo sviluppo di contenuti, quanto piuttosto un processo che ci permette di capire meglio da dove i nostri studenti partono e in che modo li possiamo aiutare, se non addirittura entusiasmare. Il successo del nostro corso dipenderà dal loro impegno ed entusiasmo, come nella migliore delle campagne pubblicitarie. Marco Baldan Learning and Development Specialist
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