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Ecco il modo migliore per realizzare il peggior corso E-learning 1
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Ecco il modo migliore per realizzare il peggior corso E-learning 1

Every day, our brains are bombarded by a barrage of notifications and an onslaught of information and new content to explore and learn Yet we're also subjected to a myriad of variables that distract us.

 

Key data on the use of mobile devices, the internet and social media provide some food for thought: having access to such vast amounts of different tools and information can lead to a strong feeling of cognitive disorientation.

 

There’s a reason for all of this.

What we call the attention curve is the short frame of time when our minds are physiologically able to concentrate on a certain topic and so are primed and ready for successful learning.

Attention sky rockets and peaks in about 7 minutes, and then begins to decrease.

 

Various cognitive psychology theories agree on one thing: if the cognitive load (i.e. the amount of information that our memory has to process within a certain period of time) is too high, it may use up the cognitive resources required to learn and become gridlocked.

 

In light of these studies and theories, this easybook provides some tips to help you learn in the best way possible, stress-free and enthusiastically.

 

With this book you’ll learn:
 

•    The inbuilt mechanisms of your brain that influence learning

•    How to manage cognitive load using two key tools: content segmentation and pacing

•    The 7Minutes solution, the cornerstones when it comes to accessible, micro and mobile online training.

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Intervista di Mosaicoelearning a Ruggero Po

2017-04-27 04:27

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Digital learning, Interviste, interview, Ruggero Po,

Intervista di Mosaicoelearning a Ruggero Po

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Oggi vi presentiamo l'intervista a Ruggero Po, una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano.


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Chi scrive o parla in radio non ha un pubblico da guardare, da prendere come riferimento.Come fare quindi a comunicare in modo efficace con qualcuno che non conosciamo, e senza possedere in anteprima informazioni come l'età o il background culturale?

E' un problema che come giornalista non mi sono mai posto. La notizia va raccontata per quello che è limitandosi a seguire le cinque regole classiche del chi, dove, quando, come e perché.


Come commentatore, nel realizzare programmi di infotainment, ho sempre lavorato in emittenti generaliste per cui l'imperativo è sempre stata la chiarezza di espressione: parole comprensibili a tutti, informazioni dettagliate chi aiutino a capire anche chi non è troppo dentro la materia.


In base alla tua esperienza, quali sono i segreti del mestiere di giornalista di cui non si può fare a meno quando si narra una storia?

Ancora una volta la scelta dei vocaboli, del lessico, è fondamentale. Creare empatia con chi ti ascolta è fondamentale per farsi amare e seguire. Evito le espressioni colte, cerco sempre di scegliere le parole maggiormente comprensibili e di pronunciarle con chiarezza. Nel limite del possibile cerco di parlare come parla “la gente” considerando che ci sono sempre più stranieri all'ascolto e che la radio non si avvale del supporto esplicativo dell'immagine. Se un anglicismo è di uso comune lo preferisco al corrispondente italiano. Preferisco dunque il week-end al “la fine di settimana” considerandolo di più immediata comprensione. Trump preferisco pronunciarlo con un “tramp” all'italiana piuttosto che con più corretto “ciàmp”. Sai, la parola alla radio vola, non te la puoi rileggere e se la dici “strana” chi ascolta è portato a fermarsi per riflettere su “che cosa ha detto?” e intanto si perde il discorso che va avanti.


Prima di dedicarti al mestiere di scrittore (a proposito, che pagine stai scrivendo al momento?) hai condotto con meritato successo "Zapping", la trasmissione radiofonica che, nel pre-serale di Radio Uno, spazia tra gli argomenti del giorno dando voce a opinionisti e pubblico.Qual è il segreto che porta a legare abilmente argomenti diversi e un pubblico eterogeneo?

Sto solo scrivendo un libro sulla mia esperienza pluridecennale, un saggio che analizza le trasformazioni del mezzo radiofonico da quel lontano 1969 quando per la prima volta parlai davanti a un microfono. Non c'è fretta. Sul successo dei programmi che ho condotto ho sempre privilegiato la scelta di argomenti di vasto interesse, oltre che di stretta attualità. Politica certamente, qui in Italia è inevitabile, ma tanti approfondimenti di economia, di storia, di scienze. Con l'attenzione, sempre, a scegliere argomenti che cadano sotto l'esperienza diretta di chi ascolta.


 


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