La crescita del nostro settore è inarrestabile. Ogni giorno vengono lanciati decine di nuovi corsi sotto forma, modello, dimensione, durata, tecnologia differente. Dalle aziende più blasonate alle organizzazioni più complesse, passando per i guru più probabili e improbabili del web, in molti perfezionano Academy e progetti digitali, o iniziano a sperimentare con il training online.
Ma tra un progetto che ha successo ed uno che non incontra il riscontro delle persone, ci sono sempre importanti differenze. Eccone alcune tra le più importanti.
1.
Ignorare le azioni consequenziali e la motivazione
Ingaggiare gli utenti a compiere la prima azione, come lanciare un corso, è relativamente facile. Il difficile è farli a rimanere ingaggiati per una quantità di tempo maggiore, come tutta la durata del contenuto.
Portare un utente a rimanere concentrato per più di 5 minuti, infatti, è un’impresa che può essere molto dura da superare a maggior ragione se non prevedi un design di processo che porta all’esecuzione di un click dopo l’altro, ad un’azione dentro l’altra. Come nella navigazione di un sito, che alcuni efficaci strumenti di misurazione sono in grado di tracciare nel dettaglio, devi pensare ad un percorso che parte da un punto preciso e vuole portare il fruitore ad una zona di arrivo. Il design del flow è indispensabile per chiunque voglia creare un “Engagement Loop”. Per tenere alta l'attenzione potreste provare con delle slide riassuntive già pronte da inviare insieme al corso, creandole ad esempio con i tools gratuiti online come il PDF Editor di Canva.
2.
Non conoscere il target
Un prodotto di successo non parte dal prodotto. Inizia dallo studio di chi lo usa, e perché. Uno dei problemi di chi distribuisce corsi online è quello di creare qualcosa che vada bene per una vastità di persone. Pensa ad una organizzazione aziendale: quante età, interessi, background, competenze e ruoli diversi ci sono? Quanta diversità!
Identificare dei gruppi di utenti può aiutarti a categorizzare e parametrizzare i contenuti focalizzandoti sui tuoi target. Questo significa che non è detto che lo stesso corso possa (e debba necessariamente) andare bene per tutti. Guarda il tuo pubblico e cerca di valorizzare il suo tempo e ottenere la sua fiducia progettando e distribuendo tante azioni formative mirate quanti sono i tuoi gruppi di utenti.
3.
Ignorare i dati
I dati ci circondano, sono ovunque e possiamo usarli per migliorare il modo in cui progettiamo la formazione. Possono aiutarci a capire, ad esempio, come si comportano gli utenti e di cosa hanno bisogno. Ma possono anche indicarci quando ne hanno bisogno, e come. L’uso dei dispositivi, il tempo di frequentazione, la modalità di fruizione sono metriche di misurazione che non possiamo ignorare per generare focus sulle attività di formazione.
Fino a qualche tempo fa mettevano i contenuti al centro dell’attenzione, per un training Information-Driven. Oggi (e domani) andiamo alla ricerca di contenuti User-Driven e User-Centered, con interazioni che sfruttano le nostre conoscenze dei dati per generare azioni che creano conseguenze e risultati immediati.
La valorizzazione del percorso passa poi anche da corsi che interpretano dati in tempo reale, dando agli studenti l’opportunità di modificare il loro percorso d’apprendimento in modo personalizzato. I corsi Performance-Based sfruttano queste tecniche per mettere le persone al centro dell’attenzione e favorire la qualità dell’apprendimento.
Per la prossima azione formativa che progetti, domandati:
- Perché sto lavorando a questo progetto e come ingaggio il pubblico?
- Per chi sto lavorando?
- Che informazioni ho in mio possesso?
Gabriele Dovis
CEO di Mosicoelearning
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